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domenica 27 dicembre 2009

L'ALBERO CREATORE E IQUATTRO RAMI DELLA POVERTA'






C’è un albero al centro dell’universo, esso ne è parte e ne è anche il creatore.
Le sue radici si intrecciano ovunque abbracciando tutti i mondi visibili e invisibili ed i suoi rami, le sue foglie, fiori e frutti sono le storie di questi mondi.
Fra questi rami ce ne sono quattro che appaiono oggi secchi e brutti, sembrano fantasmi avvolti nella nebbia e le quattro radici da cui traggono la loro linfa sono anch’esse purulente e deboli. Sono i rami della povertà.
All’inizio non era così, questi furono i primi 4 rami da cui tutti gli altri poterono trarre linfa vitale e crescere.
Il primo ramo è l’immagine riflessa della prima radice ed è la povertà di spirito:
quando l’albero vide sé stesso la prima volta se ne rallegrò beandosi e compiacendosi del suo aspetto, così facendo dimenticò chi fosse e da dove venisse.
Credètte di essere l’unico e indipendente dagli altri. La nebbia dell’illusione lo avvolse separandolo (apparentemente) dal resto. La sua radice si indebolì attirando ogni sorta di demoni ingannatori.
Così fu povero in Spirito.
Il secondo ramo è l’immagine riflessa della seconda radice ed è la povertà di pensiero: l’albero “separato” dalla sua Fonte originaria, vide solo le apparenze; il mondo invisibile, l’Essenza, poco a poco gli divennero inaccessibili, così credètte che tutto si limitasse alle cause ed agli effetti di ciò che vedeva e sperimentava con mano.
Creò interminabili teorie complesse e senza via d’uscita.
 Le sue idee, pensieri labirintici e mutevoli come i giorni che si susseguivano.
Così il ramo si indebolì al peso dei pensieri e fu avvolto dalla nebbia.
La seconda radice si indebolì ed attirò a sé ogni genere di demoni folli.
Il terzo ramo è l’immagine riflessa della terza radice ed è la povertà dell’Anima:
a causa dei demoni folli che avvolgevano la seconda radice, la terza, ad essa strettamente connessa, ne fu completamente intaccata. Il terzo ramo allora, produsse emozioni distorte di rabbia, odio, rancore, violenza ed ogni sorta di aberrazione emotiva.
Il povero ramo in preda al panico si chiuse in sé stesso pensando che chiunque avrebbe potuto ferirlo vedendo negli altri non più amore ma solo cupe emozioni, emozioni che in verità nascevano in lui, ma questo lui non lo sapeva.
La terza radice si contorse a tal punto in sé stessa da rendersi invisibile. Fu avvolta dagli spiriti dell’oscurità che in una macchia nera la celarono alle altre.
Il quarto ramo è il riflesso della quarta radice ed è la povertà materiale: quest’ultima era rimasta separata dalle altre perché la terza era riavvolta in sé stessa e oscurata.
La radice credètte allora di essere sola e isolata.
Il ramo non diede più fiori né frutti e pensò così di rubarli, ma ogni volta che veniva in possesso di qualcosa, questa si mostrava fragile e di breve durata, talvolta addirittura inutile.
Ogni sua azione fu volta da allora a inventare le astuzie più grandi per avere sempre di più poiché tutto gli sfuggiva di mano.
I fiori appassivano e non crescevano i frutti. Il ramo fu avvolto dalla nebbia.
La quarta radice si impoverì a tal punto da sembrare morta per sempre; solo gli spiriti delle anime prigioniere vi dimoravano.
L’albero creatore a quel punto non si vide più bello e colto dallo sconforto si mise a piange e piangere, imprecando, inveendo contro tutto e tutti cioè contro ogni sua creazione e contro sé stesso, ma anche questo lui non lo sapeva.
Poi si sentì vittima di un destino malvagio e la rabbia si trasformò in vittimismo, ma non accadde nulla, anzi si vedeva sempre più brutto.
Le aveva provate tutte: aveva creato interi universi eppure infine si sentiva immensamente solo e inutile.
Solo allora in lui accadde qualcosa.
Dal cielo infinito un enorme saetta improvvisa si scagliò sull’albero spezzando definitivamente ogni forma presente e sconvolgendo “l’ordine” costituito.
L’albero stremato e tremante si chiese: “CHI SONO IO, PERCHE’ SONO QUI, DA DOVE VENGO?”
In quell’istante dalle macerie del suo mondo frantumato cominciò a gorgogliare dolcemente una piccola fonte di acqua fresca e limpida che irrorò le radici portando nuovo nutrimento. Le radici espansero la nuova linfa vitale su dal tronco giungendo ai quattro rami che illuminati dalla luce fulgènte fecero germogliare nuove foglie, fiori e frutta.
Il lampo accecante improvvisamente si spense. Tutto scomparve per qualche istante eterno. E fu il silenzio. Quando poi la luce tornò, il mondo riapparve e l’albero improvvisamente vide tutta la sua creazione come fosse in un sogno, un sogno bellissimo pieno di Bellezza e amore dove apparivano forme luminescenti che andavano e venivano leggere e veloci. Ad ogni suo pensiero d’amore e gratitudine fioriva un nuovo fiore e altrettante immagini evanescenti e bonarie.
Chiuse gli occhi un istante e fu di nuovo il silenzio, li riaperse e l’universo riapparve.
ERA UN GIOCO INFINITO E GRATUITO!!
Era un sogno meraviglioso!!! Ed era il “momento” di buio, dove più nulla appariva, dove nemmeno lui sapeva più di essere, che gli dava quel nutrimento, quella forza per creare quell’universo d’amore e bellezza e per comprenderne finalmente il senso

3 commenti:

  1. Cara Silvia, è veramente una bella storia. Le nostre condizioni di malessere e sofferenza spesso sono la porta per intraprendere il sentiero della ricerca del sè. Credo che la cacciata - simbolica - dall'eden abbia questo significato: metterci in una condizione ideale per poterci porre le domande "CHI SONO IO, PERCHE' SONO QUI, DA DOVE VENGO?".
    Il benessere materiale e la ricchezza sono spesso delle prigioni, chi realizza lo stato illusorio dell'universo può godere di ricchezza e benessere materiale perchè li considera per quello che sono: illusioni della mente.
    Denis

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  2. Questo albero rappresenta la Vita Eterna nella sua infinita rigenerazione attraverso gli elementi.....

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  3. Anonimo12/29/2009

    Cara Silvia...grazie per la tua bellissima storia...davrro grazie di cuore.

    Ciao! Buona vita in bocca all'Assoluto <3

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