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mercoledì 11 gennaio 2012

LA FONTE E IL FIUME

L'uomo che ama sè stesso apre le porte al suo Essere Amore Divino e nel far questo si riunisce.
 Amarsi significa Benedire ogni aspetto di sè, ogni segmento di vita, caricare ogni pensiero e sentimento di amore, pace e gentilezza. Soffrire significa sopprimere, negare, criticare, odiare e nel farlo è separare, separarsi dal proprio stato di Grazia Divina.
La Grazia Divina si manifesta nell'unione di sè con Sè stessi, nell'Essere umano/Divino, il principio del quale è in Dio.
 Il fiume si getta nel mare del Tutto, quando nel suo flusso vitale ha amato ogni cosa di sè, di ciò che ha incontrato ovvero creato e così quietata la mente è sfociata, dimentica dell'io nell'indistinto Amore Infinito, permeato di Grazia, preludio della dissoluzione nel Sè.
 Il Sè Reale (Dio) è quindi la ricerca unica e vera che risveglia l'amore e riunisce all'Amore, chè sono l'immagine (nell'amore) e la somiglianza (nell'Amore) di Dio; che lo contengono, che lo rivelano, nel suo Essere inalienabile anche se segreta Realtà.

giovedì 5 gennaio 2012

UCCELLI SELVATICI




Con la macchina mi avvio verso la città, attraverso la campagna e sulla destra vedo un fagiano.

Libero, selvatico che nel mezzo del campo mangia da terra.

Quest’uccello mi da subito una sensazione di famigliare, di casa, di dolcezza soprattutto per la sua lunga coda che nello spostarsi gli conferisce un movimento dolce e sinuoso.

L’ho visto altre volte dalle mie parti, una volta addirittura vidi un intera famigliola che si inoltrava in un boschetto, erano dolci e tranquilli, sembravano indifferenti all’uomo.

Continuando a guidare vedo, verso la fine del campo un altro uccelletto bizzarro, inusuale, più piccolo del primo che  becca a terra.

Questo era più tozzo, grassottello, non so a che famiglia appartenesse ma non era il solito uccello che si vede volare da noi.

Guarda ho pensato, in così poco spazio già due uccelli selvatici, che strano!

La sua forma rotonda e le zampette così distaccate fra loro mi ricordava una donnetta grassottella, una contadina intenta a procurare il cibo.

Proseguo ancora e dopo pochi metri vedo un airone appollaiato al cavo elettrico su in alto alla mia sinistra.

Certo che non è da tutti i giorni vedere tre uccelli selvatici così, uno dopo l’altro in prossimità della città!

L’airone sembra un guardiano che veglia immobile e silenzioso sul mondo; sembra dirti: attento son qui, tutto ha un suo ordine, prendine coscienza. Io ci sono, così come la natura tutta, non alterarla, ascoltane il suono silenzioso, essa è sacra.

Continuo per la mia strada e sulla mia sinistra da un pino marittimo cade giù andando a posarsi sul ciglio destro della strada un altro strano uccello.

E’ uscito all’impazzata muovendosi come scosso da un fremito, come spinto giù da qualche altro animale che si trovava nell’albero. Tante penne gli si staccavano dalla coda bianca tutta aperta a ventaglio. Sembrava spaventato e colpito da qualcosa.

Quando è arrivato per terra l’ho potuto osservare, era bianco con piumette scure a forma di frecce che ricamavano il piumaggio, sembrava un piccolo rapace.

Stranissima visione davvero!

Lo stupore, lo spavento lo avevano colto di sorpresa.

Sorpresa sua e mia!

Quattro uccelli avevano accompagnato così il mio breve viaggio.

Nel primo si specchia la femminilità dolce e sinuosa, amorosa e semplice.

Nel secondo vedo lo specchio della vita terrena, di quella parte dedita soltanto al nutrimento che non volge lo sguardo oltre se stessa, oltre le necessità e i bisogni quotidiani.

Nel terzo le leggi eterne della natura che preservo e rispetto.

Nel quarto la sorpresa, lo sgomento, lo spavento di fronte alle prese di coscienza che si presentano così all’improvviso quando meno te l’aspetti, ferendoti tal volta, nel portarti un passo più avanti.

La natura è divenuta specchio del mio quotidiano, in questo momento vitale.



Il giorno dopo un rapace dal piumaggio chiaro, color nocciola e il becco arcuato si alza in volo da un albero e mi passa davanti.

Magico quel luogo dove la mente ha posato i suoi sensi per riconoscersi nello specchio limpido della natura e dei suoi simboli.!

Mi dice quest’ultimo che è infinito il flusso, che la mente è infinita e che all’infinito si rispecchia e crea significati superando ogni apparente ostacolo, trasformando lo stupore in nuovo senso e nuova visione d’amore.