Visualizzazioni ultima settimana

giovedì 14 febbraio 2019

LO SPIRITO DEL VELIERO


LO SPIRITO DEL VELIERO

IL PENSIERO IMMAGINATIVO/CREATIVO SI FORMA NELL'OSSERVAZIONE DEL VIVENTE

Il pensiero creativo, immaginativo riguarda la capacità di esprimere le proprie idee, riflessioni e creatività, avvalendosi dell'osservazione delle cose viventi viste come creazioni permeate di coscienza, di vita spirituale, di anima, di energia. Quando appare alla mente un simbolo o un immagine del vissuto quotidiano che ispira alla scrittura, ad esempio, affinché lo scrivere sia un atto che possa rivelare la componente creativa più profonda, universale, è necessario che si cerchi nell'osservazione delle apparizioni, lo spirito, l'anima di ciò che si osserva, comprendendo che tutto ciò che esiste è animato da coscienza che è informazione che è energia, che è dimon (nel senso greco di intermediario fra la dimensione spirituale e quella materiale). In questo approccio alla creatività si apre la mente alla comunione con il mondo universale, allo spirito che manifesta la materia contemplandolo nelle cose della quotidianità.
La creatività così vissuta porta a non staccarsi dalla vita rischiando di perdersi in un mondo di illusioni, bensì al contrario, porta alla scoperta dell'infinito creativo nel finito della materia, scoprendo come ogni Idea Superiore prenda forma nell'idea umana.
La vita in tutto ciò si arricchisce di infinite possibilità di visioni creative e unitamente si apre nella mente, la strada per la conoscenza dei mondi dello spirito nella massima sicurezza, aderendo al presente, delle cose vissute attraverso i sensi.
Poco a poco, se si cerca lo spirito, la coscienza in ogni cosa, ci si apre alla connessione con la vita integrale che è la vera natura dell'uomo e di tutta la creazione, si oltrepassa gradualmente la dimensione solamente sensoriale, accedendo all'intuizione, all'immaginazione. Ecco che l'immaginare visto da questo punto di vista non è un fantasticare casuale, al contrario si rivela essere un processo evolutivo perché evolve il pensiero dal ragionare o dal fantasticare fine a sé stesso, ad un pensare creativo intuitivo, aprendo la porta della connessione della mente con la sua dimensione multidimensionale di coscienza, di spiritualità.
Attraverso la contemplazione dello spirito, dell'anima che da vita alle cose materiali, si oltrepassa il materialismo che vede ogni cosa segmentata e fine a sé stessa, separata da ogni altra, a favore di una visione che consapevolizza l'unità, l'interconnessione di fondo preesistente e compenetrante la creazione tutta, e l'infinità delle possibilità creative nascenti dalla fusione fra mente individuale sensoriale e la mente universale extrasensoriale, intuitiva.

Lo spirito del veliero – la “visione” -
Nella memoria il primo oggetto che naviga mi si presenta come una piccola imbarcazione nel mare in tempesta. Una piccola barchetta con un faro a prua che illumina la via.
Non si sa dove esso conduca, però sento e so che li sono al sicuro, nonostante l'onda.
Lo spirito era allora ancora inquieto, se ne stava in fondo alla barchetta, respirava profondamente, con lunghe apnee e con occhi sgranati pregava.
Era l'inizio del percorso del ritorno a casa, del portare casa quà.
Era il 2001, la mia vita in piena e profonda trasformazione, la meditazione cominciava giust'appunto, e in quello spirito sconvolto dalle onde, la Luce della meditazione mi guidava ed io ne avevo piena fiducia. Quel suo spirito allora si chiamava fede.
Passano 18 anni, oggi è il 2019.
Riflessioni meditative, spunti, intuizioni di questi giorni, fra le quali vedo la vita come un viaggio in una barca e vedo che è un viaggio creativo della coscienza, un viaggio quindi non materiale, ma soltanto spirituale.
Sempre in quest'ultimo periodo mi trovo a riguardare in più di un occasione, il disegno fatto per mio figlio nel 2003 quando lui aveva solo tre anni ed abitavamo all'epoca, per un certo tempo, con mia madre.
Nel disegno rappresento una foresta con la luna madre che la rischiara, un ponticello conduce alla riva opposta dove una terra, una nuova terra, attende i naviganti che usciti dal grembo della madre sono pronti per partire.
La barchetta di Emanuel con i remi in barca è attraccata a questa nuova terra, è uscita dal grembo materno, però è ancora in stallo, attendendo l'evoluzione, la crescita per intraprendere il proprio viaggio.
Lo spirito della sua barca è uno spirito ancorato, che gioca trattenuto ancora, vicino a sua madre, la grande foresta emozionale di luna rischiarata.
Riguardando il disegno in questi giorni e penso: “fra un po' dovrò fare il secondo disegno, con Emanuel che inizia il suo viaggio”.
Così mi accorgo d'improvviso di pensare spesso al simbolo della barca laddove solitamente non ci penso proprio.
Nell'arco del mese scorso, gennaio, vedo un programma sull'arte di Turner dove velieri immersi in luci incredibili, fra onde pazzesche mi riempiono l'anima e mi fanno sognare.
Spirito dell'inquietudine e della luce quello di William Turner.
Nel mio laboratorio, sempre in quet'ultimo periodo, realizzo la scultura in ceramica di una madre permeata di amore divino, posta in un grande sole che la contiene, amore che si manifesta poi come bambino fra le sue braccia. Essa è in piedi sopra ad una luna/barca, perché come tale la percepivo realizzandola. Spirito, quello della scultura, dell'amore Divino che trasforma ed eleva ogni emozione unificando l'umano in sé stesso e con il creato.
Nel frattempo, preparo anche uno stampo in gesso sul quale intrappolo una barchetta di carta di quelle che faccio fin da bambina. Fin da piccola infatti, e ancora oggi , quando trovo un pezzetto di carta che mi stimoli, lo trasformo in barchetta, ingegneria del nonno alla sua nipotina!
Preparo questo gesso incidendo con l'attrezzo le onde sul gesso, tutt'attorno alla barca. Lo spirito di quel lavoro ancora incompiuto ad oggi, o forse no è quello dell'attesa, sono consapevole di aver realizzato lo spirito dell'attesa creativa.
Oggi, un giorno di febbraio, sono a Padova nel pomeriggio con il mio compagno Roberto, visitiamo una mostra a palazzo della Ragione, in centro.
Il soffitto, ricostruito dopo un incendio, è esattamente una nave rovesciata, ancorata all'apice delle pareti dell'edificio.
Uau che flash, davvero una grande mirabile opera, questa nave è uno spirito pieno di ariosità, di libertà e di grandezza.
Che dire se non che mi ritrovo nello spirito del viaggio universale dell'esistenza, visto come riflesso della coscienza, attraverso un simbolo, emblema del viaggio per eccellenza, nelle sue molteplici sfumature esistenziali.
A cominciare dalla possibilità di osservare tale spirito nell'immagine della meditazione, dapprima visto come piccolo e instabile ma pieno di fede, per passare poi a quello di una madre che genera sé stessa nello spirito di un figlio, accudendolo e trattenendolo fino allo svezzamento, all'autonomia, attesa dello svezzamento delle proprie emozioni, pronte oggi a liberarsi completamente.
E dallo spirito del viaggio emozionale proiettato nel figlio, vedere sé stessa, la coscienza, riflessa nell'arte, nell'inquieto ma profondamente connesso alla luce, il meraviglioso spirito dell'arte, arte che da sempre è mia compagna.
E vedere poi rispecchiata l'arte nell'attesa di nuove rivelazioni artistiche.
Vedere infine l'attesa superata, ancora attraverso l'arte nel simbolo dell'amore infinito, nel modello della donna di sole vestita.
Per concludere il viaggio del veliero nell'espressione dello spazio enorme di una nave rovesciata piena di libertà e di bellezza, quale significato della completa trasformazione, del rovesciamento dei canoni, della prospettiva di vita, il viaggiatore che dalla terra/mare si è proiettato nel cielo, vedendosi origine, auto riconoscimento del proprio stato di coscienza generante e poggiante nel mondo.
Lo spirito si riconosce come tale, autore e attore nel mondo.

sabato 2 febbraio 2019

articolo sull'importanza del respiro



Il RESPIRO, Silvia Brunasti

Il Fondamento del Respiro. Tratto da un incontro di meditazione, gennaio 2019



Non si può svuotare la testa se non si respira bene, se non si rallenta bene il respiro, se non si fa uscire completamente l’aria. E’ proprio un meccanismo importante, fondamentale per il semplice fatto che quando dico “svuotare la testa” sto parlando di corpo eterico. I pensieri non sono nel cervello fisico, sono nel cervello energetico, diciamo così, nella parte energetica del sistema nervoso, poi tutto attorno, nel tantien della testa, che però si intride in quello fisico. Di conseguenza quando medito non ho nessun altro modo, per trasformare i contenuti della psiche, dell’inconscio, delle emozioni, dei pensieri che si annidano nelle mie increspature cellulari, che usare la respirazione. Se io resto a respiro affannato o addirittura in apnee enormi a polmoni pieni non sto aiutando, non succede… è fondamentale la respirazione durante la meditazione.
Lo stato in cui il respiro si ferma, il Samadhi, è quando non c’è più nessun contenuto dentro.
E’ quando si è vuotato già il secchio che io posso rimanere in apnea a polmoni vuoti e non respirare più. Entrare nello stato del Samadhi.
Altrimenti il mio compito è aiutare con la respirazione proprio il processo mentale che sto ordinando nell'Energia, perché essendo che noi siamo anime incarnate su della materia fisica non possiamo non rispettare queste leggi, queste regole che governano l’Energia che si fa materia.
E’ come sei io volessi a tutti i costi che il mio blocco di argilla ancora umido stesse in piedi. No. Cade. Devo metterci un supporto di ferro o di legno dentro finché si secca.
Quindi noi non possiamo bypassare quelle che sono le Leggi Fisiche della materia.
Se noi vogliamo che lo Spirito dell’Etere, del Prana agisca sulle nostre richieste mentali, perché di questo si tratta, mettiamo in moto tutta una serie di spiriti, di energie, di forze, che agiscono fino alla materia fisica, al pensiero che si fa materia fisica.
Il nostro corpo si trasforma in base ai nostri pensieri.
Pensieri che poi generano azioni di un certo tipo invece che altre. Tutto è sempre… una cosa è incastonata assieme all'altra. Pensieri che si fanno azioni e abbinate alla respirazione.
Perché è proprio la respirazione che ci tiene in vita: noi non dobbiamo vedere il respiro come ossigeno, noi dobbiamo vedere il respiro come veicolo del Prana, della Forza Vitale.
Poi quando io muoio esalo l’ultimo respiro e il mio prana esce dal corpo e si rimette di nuovo nel campo morfico, si collega all’anima e per un tot di tempo io rimango come spirito, anima, in questo stato e allora lì le cellule cominciano a decomporsi perché non hanno più il prana che è l’energia vitale.
Noi abbiamo dentro al corpo sia il corpo eterico che il corpo astrale, si incastonano dentro al corpo fisico e il corpo mentale, invece l’anima ci resta fuori, dopo l’aura diciamo, e questi poi si staccano dal corpo fisico quando muoio. Quello che va insieme alla mia anima nel post mortem, prima di reincarnarmi di nuovo sono tutte queste strutture che contengono tutte le informazioni del mio vissuto. Si uniscono all’anima e restano li fino a quando poi torno giù a un certo punto, quando sento il richiamo a reincarnarmi.
Questo nel post mortem. Finché sono viva però il mio respirare è quel veicolo che mantiene in atto la vita, la vitalità. E’ fondamentale la respirazione. E’ proprio un processo che non è solo appunto chimica, io non porto dentro solo dei gas.
Il mio modo di respirare mi permette di convogliare le mie forme pensiero nel corpo fisico, anche per questo è importante dire “come penso?”. Il modo in cui penso va a condizionare anche il mio stare fisico. Se io, per esempio, ho pensieri depressi, non mi viene voglia di fare niente. Il corpo fisico non reagisce, si sente appesantito e se ne resta lì in divano e non ha più voglia di fare niente.
Questo perché io tramite il prana lo sto caricando di un certo tipo di emozioni e di pensieri e quindi lui programma anche le mie cellule con quel tipo di vibrazione.
E’ una programmazione che io do, costantemente.
E’ proprio fondamentale che voi cominciate a dare questo valore. Ricordate che il vostro pensiero vi programma, costantemente.
Quando io continuo a dire “non ce la faccio” mi sto programmando in quel modo e continuo a dare quel programma li.
Pensate se volete in questi termini, di programmazione. La ri-programmazione del karma ha questo senso qui. E quindi io sto inviando la riprogrammazione insieme al mio respirare quando faccio le richieste con la meditazione, perché sto immettendo un nuovo programma, oppure sto risvegliando dei programmi vecchi che so che ci sono, sto facendo delle attivazioni, comunque sia sto sempre facendo una programmazione e la faccio tramite il prana, cioè l’energia vitale.
Perché il prana scorre dentro e attorno a me.
E’ proprio fondamentale capire questa cosa qua. Quindi cerchiamo di programmarci, durante la giornata, come vorremmo programmarci e di sprogrammare quello che non vorremmo.

La costanza, l’insistere porta i suoi risultati, non c’è niente da fare.
Lo scoraggiarsi invece mi porta a perdere i soldini dalle tasche.

E’ importante essere tenaci fino a quando non cominciamo ad attivare delle modalità, non dico automatismi, però certe cose le prendo subito, non devo star li ogni volta a fare un sacco di fatica, ma comincio ad avere una modalità che va veloce… “ ah ecco!” e mi parte subito, comincio subito ad incanalare i miei pensieri in un certo modo e il respiro in un certo modo.
Quindi proprio il rapporto pensiero-respirazione è un rapporto inalienabile, che vuol dire inseparabile.
Alienazione vuol dire separare, separarsi da qualcosa. Un alienato è un isolato. Quindi è inalienabile questo rapporto fra il mio pensare e il mio respirare, i miei sentimenti e il prana che scorre attraverso il respiro dentro di me.
E’ il prana che mi collega costantemente da dentro a fuori, da fuori a dentro, attraverso tutto ciò che vedo e che esperisco. Non solo attraverso i sensi, è ovvio che il prana mi fa sperimentare la vita attraverso i sensi quindi proiettata al di fuori di me, però poi è anche vero che il prana, una volta che io mi interiorizzo, mi porta a sperimentare altre qualità di prana che non sono quelle dei sensi. Quando vado in meditazione profonda vado a sperimentare un altra vibrazione di prana quindi mi apro su degli stati di percezione che non sono quelli sensoriali, che vivo con gli occhi, il naso e la bocca attraverso il prana che respiro, ma sono quelli che si attivano. Ma che sono sempre forme di prana, perché… un angelo è una frequenza di prana, di etere, di luce, quindi tutto è prana solo che ha diverse frequenze. Quindi c’è un prana che mi fa vivere attraverso i sensi e un prana che mi fa vivere attraverso i sensi interni che non sono quelli sensoriali, dove io percepisco altre frequenze. Etere o prana, non ha importanza il nome che gli diamo.
Quindi l’importanza della respirazione anche per calmare la mente, per ottenere un po’ una quotidianità di migliore qualità.
Così non siamo tutti là buttati su degli automatismi, perché la mente tende a creare degli automatismi. Automatismi di pensiero, automatismi di azione. Per certe cose va bene. Se devo fare sempre un movimento per un certo lavoro va bene anche l’automatismo, lo lascio andare, però dopo per avere una qualità delle vita che non sia terra terra, ho bisogno di mettere in moto dei processi di Consapevolezza. Quindi prendere in mano la respirazione, la consapevolezza del respiro che di per sé è automatico, perché è un meccanismo involontario quello del respiro, non è che decido di respirare. Il respiro respira. Respira se stesso. E’ li il difficile ma è anche quello che mi porta, proprio perché devo prenderne io coscienza, a uno step superiore, perché comincio ad attivare l’osservatore, comincio ad attivare una presa di coscienza. Mentre se non porto l’attenzione al respiro, non porto attenzione alla mente, non porto l’attenzione a come sto pensando in quel momento, non porto l’attenzione ai miei automatismi quotidiani proprio perché di per sé il respiro va in automatico. Quindi prendere coscienza del respiro mi porta a poter avere un modo di vivere dove ho un qualche cosa in più. Ho un presa di coscienza maggiore sulle cose. E’ veramente un qualche cosa diverso.

Noi abbiamo infinite possibilità, non si entra in uno stato di “oddio non ce la faccio”, no. Non si pensa, si fa, si continua a provare. Finché vedo bè: “con questo non ce l’ho fatta, ma ce l’ho fatta con l’altro” . Anche perché il mondo dello Spirito quando vede la tua caperbietà , ti risponde a un certo punto. Perché è dell’uomo la facoltà di auto-riconoscersi attraverso la sua Volontà. E’ la Volontà che viene poi riconosciuta e mette in moto i processi di cambiamento. E’ la Volontà prima di tutto. Se non c’è la Volontà perché c’è il non sentirsi adeguati, il sentirsi in colpa, il sentirsi inferiore ecc, ecc, le cose se ne stanno là, ferme. E’ l’uomo che crea il mondo che vive. Per cui non può che partire da noi costantemente avendo questa nostra buona volontà di essere imperterriti nell’azione della riprogrammazione del nostro quotidiano.
Quindi se non è una cosa magari me ne arriva un’altra. Sto più sereno possibile. Sto così, con le orecchie aperte come i cerbiatti nel bosco e quel che poi mi arriva davanti, lo ascolto. E quello che mi consente di fare questa azione è non giudicarmi. Perché se comincio con i pensieri negativi su me stesso non mi accorgo delle possibilità che si presentano. Non le prendo. Non le vedo perché mi sto auto-negando alle possibilità della Vita. E voi avete infiniti mezzi, che siano le strisce di Luce, le EFT, una volta prendete la conchiglia, una volta vi prendete un cristallo, una volta andate in giardino col pomodoro, con la piantina, un volta col Sole, una volta con la richiesta a Dio, una volta arriva Brahma… l’Infinito avete di possibilità.
Quello che conta è che siate ottimisti. Non giudicatevi male. E’ il giudizio negativo su se stessi, la non autostima, il non amore di sé che mettono i veli davanti, che ottundono le possibilità, che non te le fanno vedere, perché il tuo mondo sei tu.
Se tu credi nelle possibilità, le possibilità ti si paventano davanti altrimenti te le nascondi da solo in pratica.

Quindi io sono l’Albero… (...)